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La mia ragazza mi umilia ad Halloween


di Lo_Scrittore
27.10.2024    |    8.762    |    5 8.5
""Ora possiamo andare, " dice, lasciando che la sua voce risuoni come un ordine..."
La musica pulsava forte nella sala, le luci stroboscopiche danzavano sui muri, e io mi trovavo lì, in piedi tra decine di persone mascherate, osservandola. Lei era poco più in là, con quella sua espressione divertita, maliziosa. Avevo cercato di convincerla a indossare qualcosa di meno… provocante, ma mi aveva solo lanciato uno sguardo con un sorriso ironico, quello che mi manda sempre in crisi.

Lei sapeva come farmi perdere la calma, come portarmi al limite, e quel costume da strega era la dimostrazione. La gonna corta, la scollatura che sembrava sul punto di non reggere… e io, avvolto nel mio costume da vampiro, cercavo di tenere lo sguardo lontano da chiunque si fermasse a fissarla. Non ero mai stato particolarmente geloso, ma quella sera sentivo ogni occhiata come una sfida. Più cercavo di concentrarmi su altro, più i suoi occhi mi cercavano, e nel momento in cui mi trovava, sorrideva. Era come se mi dicesse: "Sì, ti sto provocando."

A un certo punto, mi stacco dalla sala e vado in bagno. Prendo un respiro profondo davanti allo specchio, cercando di calmarmi. Proprio in quell’istante, la porta si apre e lei entra. Con quell’aria giocosa che la contraddistingue, si avvicina e mi osserva. "Ti ho visto," sussurra, accarezzandomi il petto con la punta delle dita. "Stavi per impazzire, vero?"

"Non è che tu mi stia aiutando," rispondo, cercando di mascherare il fastidio. Ma lei ride, sfrontata.

"Oh, poverino," dice con tono quasi di scherno, "sei geloso? Ti dà fastidio che altri mi guardino?" Le sue mani si fanno più insistenti, mi spingono leggermente indietro contro il muro.

"Non è una questione di gelosia," provo a replicare, ma le parole suonano vuote. Lei sorride, come se avesse vinto una sfida.

"Ti avevo avvisato," mi sussurra all’orecchio, le sue labbra sfiorano appena la mia pelle, "quando ti ho detto che se volevo, sapevo come metterti a cuccia."

Quelle parole mi mandano in tilt. Lei mi prende per mano e mi spinge verso il bagno disabili, chiudendo la porta dietro di noi. Mi trovo schiacciato tra la parete e il suo corpo, mentre le sue mani mi stringono le spalle, ferme, sicure.

"Chi comanda, adesso?" mi sussurra, sfiorandomi il collo con le labbra. Sento che il suo respiro si fa più caldo e che il suo corpo si avvicina sempre di più. Provo a rispondere, ma le parole mi si bloccano in gola.

"Volevi giocare a fare il geloso, eh?" mi dice con un tono basso, e ogni parola sembra essere un ordine. Mi volto, sentendo la tensione crescere mentre lei mi osserva dall’alto in basso, il sorriso soddisfatto di chi ha ottenuto esattamente quello che voleva.

In un attimo, mi solleva la maglietta e la toglie, lasciandomi a torso nudo. Poi, con un gesto deciso, svita la cintura e abbassa i miei pantaloni, lasciandomi così, vulnerabile e in balia del suo volere. "Adesso capisci chi comanda," mi sussurra. "Io vado a divertirmi. Tu resta qui… buono."

Mi lascia in ginocchio, intrappolato tra il fastidio e il desiderio. La collera si mescola con l'eccitazione, mentre il mio corpo reagisce a ogni sua azione. Resto lì, a riflettere sulla situazione, la mia mente affollata da pensieri di gelosia e desiderio. L’idea di lei che si divertiva, circondata da altri uomini, mi tormenta e, al tempo stesso, mi accende.

Non so quanto tempo passi. Mentre attendo, la tensione si accumula dentro di me. In preda a un mix di frustrazione e desiderio, inizio a toccarmi, la mia mano che fa su e giù sul cazzo velocemente, mentre immagino il suo sorriso malizioso, le sue labbra che baciavano un altro. Ogni istante che passa, la mia eccitazione cresce. Sento il cuore palpitante nel petto, ma dopo pochi minuti sborro miseramente nella mia mano

Finalmente, dopo due ore interminabili, sento un rumore alla porta. Mi volto, e la vedo lì, con quel suo sorriso che conoscevo bene, accompagnata da un ragazzo. Ha all'incirca venti anni, un tipo affascinante con un'aria sicura. La mia mente si riempie di immagini e fantasie, mentre lei si avvicina a lui, come se volesse mettermi alla prova.

Senza alcun pudore, si abbassa e inizia a toccarlo, un gesto provocante, quasi una sfida. Io sono lì, impotente, mentre lei sembra divertirsi come mai con quel cazzo di notevoli dimensioni. Ogni movimento della sua bocca, ogni sguardo che scambia con lui, mi fanno bruciare di gelosia e desiderio.

Resto lì a guardarli in silenzio fino a quando il giovanotto le sborra in gola dopo essersi goduto per bene la sua bocca.
Quando finalmente il ragazzo se ne va, lei si avvicina a me con l'aria di chi ha vinto. "Adesso capisci chi comanda," dice con un tono di superiorità. "Devi stare ai miei capricci."

Mi riveste con calma, chiudendo la mia maglietta e rialzando i pantaloni. "Ora possiamo andare," dice, lasciando che la sua voce risuoni come un ordine. Mi lascia l'ultima immagine di quella serata, un mix di umiliazione e desiderio, mentre la seguo, consapevole che il gioco era appena iniziato.
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